Racconto la “Mia Scuola”

I miei ricordi di scuola

Esercizio di memoria

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Siamo a pochi giorni dall’inizio delle lezioni, e la scuola è nuovamente al centro dell’attenzione per l’ennesima riforma preannunciata come una rivoluzione.

Vorrei invece ricordare, forse con un po’ di nostalgia, com’era la scuola ai miei tempi quando ero un bambino (primi anni ’70) e frequentavo a Mezzago la scuola elementare.

Questo articolo è stato scritto senza aver la pretesa di formulare una sentenza sulla validità dell’istituzione scuola a quei tempi, ma semplicemente facendo un esercizio di memoria sui colori, sui profumi, sui luoghi che la parola scuola rievoca in me.

Colori:
Grembiule
Maschi grembiule nero con il colletto bianco ed il fiocco azzurro
Femmine grembiule completamente bianco ed il fiocco rosa

Lavagna
Avrebbe dovuto essere nera, ma io me la ricordo sempre di una tonalità di grigio dovuta al fatto che per ripulirla dalle scritte precedenti si usava il mitico cancellino, una sorta di “Girella” di cimosa costantemente imbrattata di gesso bianco. Si strofinava vigorosamente per cancellare le scritte sulla lavagna, ma, in virtù del fatto che il cancellino era sempre lo stesso e che nessuno provvedeva a ripulirlo, rilasciava un velo di gesso che donava alla lavagna la tipica tonalità di grigio.

Matite colorate
Le matite colorate erano ben allineate all’interno del mio astuccio a seconda della gradazione di colore ma le punte lasciavano un po’ a desiderare in quanto le temperavo solo all’occorrenza, gettando il truciolo residuo nell’unico cestino della classe posto in un angolo vicino alla porta di uscita.

Profumi:
Vinavil
L’unico odore che è rimasto impresso nella mia memoria è quello della colla “Vinavil” con il suo intenso e caratteristico profumo.
La usavamo per gli innumerevoli lavori che facevamo in classe.
Ricordo che a me piaceva un sacco cospargermi le mani di colla, aspettare che asciugasse e poi togliere piano piano quella sorta di “pelle” che si formava.

Giochi:
Lancio del cancellino
Sulla lavagna veniva disegnato una sorta di bersaglio a cerchi concentrici con relativo punteggio, più alto al centro e man mano più basso per i cerchi più esterni.
Si identificava il luogo del lancio e a turni si effettuavano tre lanci e si sommava il punteggio in base alla zona del bersaglio colpito. Vinceva chi faceva più punti.

Ce l’hai (Te ghe let)
Si giocava quasi sempre all’aperto nel cortile della scuola.
Un bambino veniva scelto per “stare sotto” e doveva rincorrere gli altri giocatori con lo scopo di riuscire a toccarne uno che a quel punto prendeva il suo posto.
Vi ricordate dell’opzione “arimo“? Il bambino poteva chiamare “arimo” restando immobile e a quel punto poteva godere, per un breve periodo, di una sorta di immunità durante la quale non poteva essere toccato.
E che dire della versione con “rialzo“? I bambini che scappano non potevano essere toccati se si trovavano con i piedi su un piano rialzato come un muretto, una scala, ecc. e gridavano “rialzo“.

Elastico
Anche se era un gioco prettamente femminile, incontrava anche i gusti di molti maschi.
Si trattava di procurarsi un lungo anello di fettuccina elastica (circa 3-4 metri).
Due giocatori si infilavano all’interno di questo anello tendendolo leggermente, posizionandolo alle caviglie.
Un terzo giocatore (nella versione a squadre era altri due giocatori) saltava all’interno dell’anello e doveva compiere passaggi predeterminati.
Io ricordo passaggi sempre più complicati e l’elastico posizionato sempre più verso l’alto; caviglie, polpacci, cosce, sino ad arrivare ad orecchie (altezze proibitive anche per i più esperti).
Se il bambino sbagliava, doveva lasciare il turno ad un altro giocatore.
Vinceva chi riusciva a finire per primo tutta la sequenza di passaggi alle varie altezze.

Luoghi:
L’edificio
La scuola elementare occupava quello che oggi è il Municipio, mentre le scuole medie erano dislocate a Bellusco.
Fortunatamente prima che frequentassi la 1° media, il “nuovo” plesso scolastico venne ultimato e quindi non ho mai provato l’ebbrezza della scuola in “trasferta“.

La palestra
La palestra non esisteva ancora e quindi l’ora di ginnastica, o meglio di educazione fisica, si svolgeva presso l’Oratorio Maschile (all’epoca c’era l’Oratorio Maschile e l’Oratorio Femminile nell’Asilo Ferrario).
Uscivamo dalla scuola ordinatamente e a piedi, con un gran vociare, ci dirigevamo verso l’Oratorio.
Non ricordo che la maestra ci abbia mai avvisato sui pericoli delle automobili, presumibilmente perché non era così pericoloso o non era ritenuto tale.

Questo articolo potrebbe continuare, arricchendolo anche di aneddoti, sino a riempire diverse pagine del Magazine, invece preferisco troncare qui il racconto della “mia” scuola per chiederti di descrivere la “tua” scuola utilizzando l’apposito spazio per i commenti.

Penso sia carino condividere con tutti i propri ricordi della scuola, e sinceramente spero di veder scritto come sia stata vissuta, in tempi recenti o di un lontano passato, la scuola.

Spendi due minuti del tuo tempo e condividi la tua esperienza alle scuole elementari.

Grazie.

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